Gianni e Antonio, il maestro e l'allievo prediletto (e ritrovato)
Bentornato, caro Antonio, la sentinella insuperabile della rete dei leoncelli...
- 26 gennaio 2022
- Sport
- Mario Sicolo
Gianni Iurino, detto "giaguaro", è un sergente di ferro. Se non proprio l'Orbilius del poeta Orazio, poco ci manca. In una concezione ascetica del ruolo, da preparatore dei portieri sottopone i suoi allievi a sedute intense, con bombardamenti incessanti e situazioni di gioco da studiare con acutezza ed acribia. Approfondisce le novità e le applica sul campo, perché i suoi ragazzi possano migliorare giorno per giorno. E la domenica, sembra stare assiso sugli spalti grigi delle gradinate, ma, in realtà, anche con fumantino cipiglio, è accanto al suo discente impegnato fra i pali. Il discepolo prediletto, il calciatore che più di tutti ha visto sbocciare fra le sue mani col fulgore del talento da ostentare e i tormenti umani da domare, è Antonio Figliola.
Un guardiapali figlio dell'epoca, ma non del tutto. Alto e prestante, certo, ma pure olimpico e savio, capace di fulminei colpi di reni e mirabili slanci gatteschi, persino mesmerico contro i tiri dal dischetto. Insomma, un vero fuoriclasse, con l'equilibrio panoramico della mente che può donare il cimento universitario. Senza dimenticare il canto delle sirene tentatrici delle categorie superiori, ognora in agguato. Tutto questo fino ad un brutto giorno di marzo dell'anno scorso. Il referto medico parlava di episodio sincopale, fuor dal gergo sanitario il cuore ha preso a far le bizze. Capita soprattutto a chi mette questo prezioso muscolo in tutto quello che fa. D'improvviso, il buio. I voli aboliti. Le ali tarpate. I sogni smarriti. Non più il verde del prato e l'azzurro del cielo, ma il biancore lattiginoso di una sala operatoria e di una camera d'ospedale. Non i compagni e gli avversari, ma solo un nemico invisibile da schienare. Dieci mesi di fatica diuturna e invisibile - con la famiglia sua e quella neroverde in ogni istante accanto - per riprendersi l'onirica bellezza della giovinezza di un goalkeeper di gran vaglia. Fino a ieri, sul rettangolo erboso adusto dal gelo di Nocera, quando Figliola è tornato a comandare la difesa, a tuffarsi, a stringere fra le braccia quella sfera di cuoio tonda come il mondo, a seguire i consigli insistituobili del suo maestro.
Bentornato, caro Antonio, la sentinella insuperabile della rete dei leoncelli...