Gianni Oliva a Bitonto. “Le foibe? eliminazione etnico-politica”

  • 09 febbraio 2020
  • Michele Cotugno Depalma

La lezione più bella è arrivata a fine serata. L’insegnamento più grande ai non pochi studenti che hanno preferito passare un pomeriggio per ascoltarlo. “Il presente parte dal passato prossimo, non dal trapassato remoto”. Altrimenti detto: rivedere assolutamente il modo di insegnare la storia nelle nostre scuole. 

C’è stato anche tanto altro, però, perché con Gianni Oliva non poteva essere altrimenti. Soprattutto se l’argomento centrale si chiamava foibe. Al teatro “Traetta”, dialogando con Lucia Achille e Giovanni Procacci, lo storico e scrittore di fama nazionale – siamo nell’ambito della rassegna “Memento”, e in uno dei cinque eventi organizzati dall’accademia “Vitale Giordano” – ha illustrato cosa ci sia dietro quella triste parola. Infausto periodo della nostra storia fino al 2004 conosciuto da tanti ma gridato da pochi. Una efferata crudeltà di cui ancora non si conosce il numero esatto delle vittime (forse 20mila) e che ha chiuso nel peggior dei modi un lunghissimo periodo di convivenza civile nella zona dell’Istria, Trieste e Dalmazia.

L’incipit di tutto – ha ragionato Oliva – è stato il fascismo che, sicuramente non usando la malvagia modalità dell’infoibamento, ha cercato di italianizzare quelle zone. E, quindi, allora, per “vendetta”, un generale dal nome Josip Broz Tito a fine seconda guerra mondiale, e deciso a slavinizzare quelle terre, ha fatto mattanza degli italiani lì presenti. Improvvisamente trattati come desaparecidos e gettati nelle foibe.

 

Ed è un qualcosa su cui la ricerca storica, per colpa di un silenzio durato oltre 50 anni, ha ancora tanto da scoprire.


Condividi su:

torna indietro