Il sorriso e l’umiltà di Ciro Amelio
- 09 febbraio 2020
- Danilo Cappiello
Dicono che prima di essere riempito di grattacieli di cemento, poi abbattuti, Scampia, fosse un enorme e meraviglioso prato verde.
E un prato verde da sempre,lascia pensare una cosa soltanto: sognare di fare il calciatore.
Rincorrere quotidianamente quella sfera di cuoio scucito, per evadere dal grigiore di quei palazzi , dalle difficoltà di un quartiere di periferia e dalla convinzione non giustificata di andare incontro ad un destino già segnato.
Quel destino, che accomuna centinaia di bambini, fra cui un certo Ciro, che al pomeriggio si ritrovano per le strade, superando il limite consentito per dare vita ad una partita di calcio.
Ma talmente tanta è la voglia di giocare, che il problema non si pone: si tira il tocco e chi perde va in panchina. Senza polemica. Col sorriso di chi sta facendo la cosa che ama e con la pazienza di chi sa aspettare il momento giusto, per farsi trovare pronto e per mostrare le sue potenzialità,
Così si da quasi per scontato che è proprio in uno di quei contesti li che Ciro Amelio, difensore campano del Bitonto, abbia imparato alla perfezione cosa voglia dire "fare squadra ed essere gruppo".
Si allena come un forsennato l'intera settimana e la domenica, lo scendere in campo o l'accomodarsi in panchina, sono due scenari differenti, tessuti e tentuti assieme da due fili resistenti chiamati sorriso ed umiltà.
Un sorriso contagioso, tipico della gente campana dal cuore immenso ed un umilità straordinaria, di chi sa che da soli non si arriva da nessuna parte, assieme invece, si arriva lontano.
Doti umanistiche, che sposano a pieno quelle tecniche dell'atleta dallo stacco di testa perentorio , dalla sventagliata lunga col mancino, da cui è nata domenica la prima rete contro la Nocerina, e dalla grande attenzione difensiva.
Doti tecniche, che fanno di Ciro Amelio uno di quei giocatori che tutti gli allenatori vorrebbero all'interno della propria squadra.
Doti, infine, che fanno di Ciro un ragazzo che ha saputo evadere dal grigiore di quei palazzi, calciando un pallone e fissando il cielo azzurro all'orizzonte.
Quell'azzurro, che è anche il colore di un fiocco che addobba la porta di casa e che fra una manciata di mesi vorrà dire una cosa soltanto: diventare papà .
Un papà che asuo figlio, siamo sicuri, saprà insegnare benissimo due cose: il sorriso e l'umiltà.