Sentenza Picerno-Bitonto, ora la Corte d'appello

  • 06 settembre 2020
  • Mario Sicolo

Lunedì scorso, la sentenza. Venerdì, le motivazioni. Settimana cruciale quella appena trascorsa e, verosimilmente, ancor più importante sarà l'appuntamento con la Corte d'appello fra sette giorni o giù di lì, per il Bitonto calcio. Dunque, il Tribunale della Federazione Italiana Gioco Calcio, accogliendo parzialmente le richieste ovverosia la stangata proposta dalla Procura federale, ha emesso il suo verdetto sul pasticciaccio brutto di Picerno-Bitonto del 5 maggio 2019, terminata 3-2 per i padroni di casa.

Il sodalizio neroverde, da un lato, è ripiombato in serie D per effetto dei 5 punti di penalizzazione da scontare durante la stagione 2019/20, taglio decisivo che fa scalare i leoncelli al secondo posto a 50, a pari merito col Sorrento, e di conseguenza ha promosso in C il Foggia. Dall'altro - anche in virtù dell’arringa efficace e convincente dei legali degli studi Gironda e Cantamessa -, si è ritrovato con due dirigenti completamente innocenti: il presidente (ai tempi del misfatto, vice) Rossiello e il segretario Paolo D'Aucelli, prosciolti da ogni incolpazione. Proprio questo aspetto potrebbe essere utilizzato dalla difesa in sede di secondo grado di giudizio per sottolineare la totale estraneità della dirigenza del club all'illecito. E, in base a casi analoghi precedenti che fanno giurisprudenza, si potrebbe impugnare persino il carattere irrituale della pena da pagare nel torneo scorso e non in quello che va ad iniziare. Per il resto, la scure della giustizia si è abbattuta su quelli che vengono ritenuti i protagonisti dell'accordo scellerato. La corte presieduta dal dott. Cesare Mastrocola ha irrogato le seguenti squalifiche ai tesserati calciatori: 2 anni a Michele Anaclerio, che secondo la Procura sarebbe stato il promotore; un anno e otto mesi ad Antonio Giulio Picci; un anno a Daniele Fiorentino; un anno e otto mesi a Gianni Montrone; 1 anno a Onofrio Turitto; un anno e otto mesi a Cosimo Francesco Patierno. Quattro, invece, gli anni di inibizione per Nicola De Santis, al tempo giocatore e oggi direttore generale. Stesso trattamento - più 50mila euro di ammenda - riservato al bitontino Vincenzo De Santis, allora ds del Potenza calcio. Che, però, era all'oscuro di tutto. Frattanto, in città serpeggiano rabbia e delusione, man mano che emergono dettagli inquietanti dalla trascrizione delle intercettazioni ad opera degli inquirenti.

A noi, che non abbiamo pruriginose curiosità, preme riportare sopratutto un passaggio: Ad un certo punto, rivolgendosi al gruppo degli stolti maneggioni, Nico De Santis dice queste testuali parole: "Non fate sapere niente al Presidente che se sa qualcosa vi caccia". Non ne avevamo bisogno, però ci basta e avanza per dire che Francesco Rossiello, il presidente Francesco Rossiello era ed è un gigante, in questo caso circondato da 4 miseri lillipuziani.


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