Max Marsili, il guerriero neoverde
- 23 febbraio 2020
- Danilo Cappiello
A Tor Bella Monaca a fine anni 80, inizio 90 i palazzi toccano il cielo ma si contano sulle dita di una mano e di stradoni deserti e spazi aperti ce ne sono a centinaia.
Nella periferia romana i ragazzini, "pischelletti" passano le loro giornate a darsi battaglia a colpi di partite di calcetto, su campi dai confini inesistenti e dalle porte approssimative create coi giubbotti.
A fare il tifo per loro ci sono le mamme ed i parenti che li osservano dai balconi ai piani alti, dai quali fuoriescno le canzoni di un acerbo ma promettente Venditti e di monumentale e patriottico Califano.
Fra quei ragazzini che già da tempo hanno capito che l'infanzia è solo qualcosa di cui si parla, c'è un certo Massimiliano di cui dicono "sto ragazzino è forte e si ce crede e po esse n'giocatore da maggica".
Il piccolo Max corre indiavolato dietro quel cuoio intriso di polvere e fango, morde le caviglie dei suoi coetanei ed al primo accenno di reazione non ci pensa su due volte ad andare a muso duro per risolvere la questione. Sognando rigorosamente, quella maglietta giallorossa.
Quella maglietta giallorossa che finalmente sposa nel 2006, vivendo lo spogliatoio e l'ambiente Roma assieme a due mostri sacri come il capitano Francesco Totti e Daniele De Rossi, fino ad esordire in serie A contro l'Udinese, da dove tutto prende inizio.
Un lungo girovagare di categorie e piazze che hanno fatto di Max Marsili uno dei giocatori più richiesti sul mercato. Quel girovagare, che lo ha portato fino all'ombra dell'ulivo, dove il centrocmapista neroverde è uno dei pilastri della squadra di mister Roberto Taurino.
Ringhia come un pitbull a tutto campo, lotta fino al limite del consentito coi suoi avversari, recupera una quantità infinita di palloni e quando la situazione lo richiede estrae dei bolidi col destro che se non sono un arma letale, poco ci manca.
Un mix di quantità, qualità ed aggressività, coi quali assieme a Tutu Biason e Savio Piarulli, sta costruendo un'autentica diga tutta sostanza e fantasia, li in mezzo al campo.
Sempre nel mezzo dunque, come un gladiatore nella fossa dei leoni. Come un centrocampista di lotta e sostanza. Come il sogno che può e deve continuare a vivere in chi lo coltiva in campo ed in chi lo venera sugli spalti.